
Un tentativo di limitare i danni di una crisi umanitaria culminata con l’incendio del campo lo scorso 23 dicembre e con gli ultimi giorni di neve e gelo.
L’accesso al campo è stato interdetto ai media ma sono ancora tanti i migranti che si incontrano nei sentieri dei boschi circostanti, chi per forza di cose chi per scelta. Yassin e altre 9 persone provenienti dal Kashmir vivono in due stanze in una vecchia casa abbandonata ai margini della foresta. L’edificio è fatiscente, ci si scalda con un fuoco tenuto vivo praticamente tutto il giorno. “Anche se hanno messo un po’ di tende è meglio vivere qui perché – racconta – quel campo è pericoloso. Ci sono furti e minacce continui”.
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